Sovranità monetaria: l’olocausto di Stato

 
 
Se si tralascia il XIX secolo, le uniche impennate del rapporto debito/PIL anteriori agli anni ’80 sono da ricondurre alle due grandi guerre e, in mezzo, alla grande depressione del 1929.
 
Neppure gli anni ’70 con tutto ciò che di destabilizzante hanno implicato:
  • Anni di piombo da aprile-dicembre 69 (con le bombe di Milano e piazza Fontana) – a settembre 1982 (assassinio Dalla Chiesa)
  • Golpe Borghese (dicembre 70)
  • Crisi energetica OPEC 1973
  • Crisi energetica OPEC 1979 (che produsse l'”austerity”)
 
hanno influito più di tanto. Il rapporto debito/pil si manteneva entro quelli che sarebbero poi stati i parametri di Maastricht (60%)
 
Il rapporto Debito/PIL dal 1981 al 2001
Fonte: Banca d’Italia: http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/econo/quest_ecofin_2/qef_31/QEF_31.pdf

 

 
Nel 1978, quindi, entriamo a far parte dello SME, sia pur con la “banda larga” del 6%
 
In febbraio-marzo 1981, Beniamino Andreatta – Ministro del Tesoro (di cui Enrico Letta è legittimo erede, essendo oggi Segretario Generale di AREL, da Andreatta fondata) e Carlo Azeglio Ciampi – Governatore della Banca d’Italia, nella disattenzione generale (il 1980 era stato l’anno con più morti da attentati terroristici, nel 1981 venne scoperta la P2) concordano, con semplice interlocutoria epistolare il cosidetto “Divorzio tra il Ministero del Tesoro e la Banca d’Italia”.
Giusto per curiosità storica, allego la lettera di Andreatta e la risposta di Carlo Azeglio Ciampi con cui si “celebrò il divorzio”)
 
Come Andreatta stesso ammetterà poi, non si trattò di una cessione avvenuta in modo democratico. Tutt’altro: non ci fu alcun decreto del governo, nessun voto parlamentare. Il tutto fu consumato in uno scambio epistolare fra il Ministro e il Governatore.
Cessa quindi l’obbligo di Banca d’Italia di acquistare tutti i titoli di stato che venivano emessi dal ministero del tesoro per finanziare il deficit dello stato stesso. I titoli, quindi vengono immessi nel mercato bancario che li acquista dietro pagamento di interessi.
Tra il 1981 e il 1991 il rapporto schizza da inferiore al 60% a superiore al 100% del PIL.
 
Nel frattempo (1988) Ministro del tesoro Guido Carli (ex Governatore di Bankitalia), Carlo Azeglio Ciampi (ancora Governatore in carica di Bankitalia), nell’ottica (ordinata dalla Germania) di rientrare in banda stretta (2,25) pasticcia con la compravendita di valuta con lo speculatore Soros
 
Nel 1991 viene sottoscritto il trattato di Maastricht. Viste le condizioni in cui le scelte scellerate ci avevano portato, era ovviamente un suicidio (un altro. E neppure l’ultimo)
 
Nel 1992 scoppia tangentopoli e inizia la triste sequenza dei governi tecnici e semi-tecnici.
Carli Ministro del Tesoro e Amato Presidente del Consiglio varano in sequenza:
  • 9 gennaio 1992, Legge 35/92 per la privatizzazione di istituti di credito e di enti pubblici. Banca d’Italia viene privatizzata in palese violazione con l’art. 3 del suo statuto che recita: “In ogni caso dovra essere assicurata la permanenza della partecipazione maggioritaria al capitale della banca da parte di enti pubblici o di società la cui maggioranza delle azioni con diritto di voto sia posseduta da enti pubblici”. Si è quindi ceduta la sovranità monetaria, violando (come più volte twittato da Marco Mori) due articoli fondamentali della costituzione: l’art. 1 (“La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della costituzione”) e l’art. 11 (“L’Italia […] consente in condizioni di parità con gli altri stati, alle limitazioni [e non cessioni] di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni”). L’art. 11 secondo me va incluso perché non c’è la prescritta condizione di parità con gli altri Stati sia in termini di quote di partecipazione, sia in senso strutturale (caso Inghilterra)
  • 7 febbraio 1992, Legge 92/92 viene varata la legge 82 con cui si attribuisce alla Banca d’Italia la “facoltà di variare il tasso ufficiale di sconto senza doverlo più concordare con il Tesoro”, cosicché, da questo momento, è Banca d’Italia a decidere per il nostro stato il costo del denaro, ovvero gli interessi con cui ripagare la stampa del denaro.
 
Gli effetti sono immediati: l’alto debito costringeva lo Stato a offrire rendimenti sui titoli superiori al 12,5% e ciononostante a fine agosto 1992 all’asta sui BOT rimasero invenduti titoli per 3.300 miliardi.
L’Italia è costretta ad uscire dallo SME (era entrata in banda stretta nel 1990) e nello stesso 1992 Amato:
  • vara la “Finanziaria di lacrime e sangue”
  • effettua il prelievo forzoso sui depositi di c/c
  • impone l’ICI
  • rompe il patto sindacale
  • elimina la scala mobile
  • procede con una massiccia operazione di privatizzazioni realizzando un vantaggio temporaneo di cassa a fronte di un danno strutturale permanente
 
 
 
Andamento della pressione fiscale

 

In buona sostanza continua ed accentua la fase depressiva avviata nel 1981 per ovviare alla scelta scellerata (e perseverata) di rinunciare alla Banca Centrale e alle Banche Pubbliche.
Inoltre (primo di lunga serie) lo Stato si veste da Robin Hood al contrario. Spoglia i poveri per fare regali alle banche ormai private.
 
Si aggiunga che tra la fine del 2001 e i primi mesi del 2002 si ebbe la fase transitoria (prima) e la fase definitiva dell’introduzione della moneta unica (€uro)
Sicuramente tutti ricordiamo che, nel volgere di questo breve lasso di tempo, i prezzi di fatto raddoppiarono.
Ciò che in Lire veniva pagato 1.000, in €uro si pagò 1,00.
Se la parità era fissata a 1.936,27 è evidente che si verificò una forte distorsione che produsse un enorme introito alle casse dello Stato (basti pensare all’IVA sui prodotti a prezzi raddoppiati).
 
A chi è stato dovuto tutto ciò? Ancora una volta al governo all’epoca in carica (Berlusconi con l’ineffabile ministro Giulio Tremonti)
 
Questi, non solo non attuarono quegli strumenti di controllo che era logico dover prevedere, ma subdolamente, essi stessi suggerirono il raddoppio legalizzato.
Giusto per un esempio, con Decreto Legge 28/12/2001 (art, 9) la giocata minima del lotto è passata da Lire 1.000 a €uro 1,00
Di fatto si è assistito alla svalutazione di quasi il 50% di salari e pensioni.
 
Nel 2006, Prodi effettua un’altra piccola operazione: Dall’art.3 dello Statuto della Banca d’Italia sparisce un periodo:
“In ogni caso dovrà essere assicurata la permanenza della partecipazione maggioritaria al capitale della Banca da parte di enti pubblici o di società la cui maggioranza delle azioni con diritto di voto sia posseduta da enti pubblici”
 
La Banca d’Italia, quindi, diventò a tutti gli effetti privata.
 

Se Berlusconi (accortamente) non avesse modificato gli artt. 241, 283 e 289 del Codice Penale (Legge 85/2006 con Governo già dimissionario), probabilmente si sarebbe potuto perseguire penalmente i signori fin qui menzionati e tanti altri.

Trent’anni di ostinata e pervicace operazione di incaprettamento del Paese

 
Alla luce di tutto questo mi devo porre due domande:
  1. In che percentuale, alla nostra disgrazia, ha concorso l’Euro in se rispetto alla criminalità di chi ci ha governato?
  2. Ha senso immaginare che l’uscita dall’Euro possa, da solo, risolvere i problemi o andrebbe prioritariamente riassestato il sistema economico-finanziario interno?