Sindacato sano e forze parlamentari sane: APPELLO AI LIBERI E FORTI

Immagine dal video di Renzi che tenta la delegittimazione del sindacato

Creano della “guerra fra poveri” attribuendo a categorie sociali responsabilità proprie del governo e della politica e delegittimando il sindacato (che pure del suo ce ne ha messo. Tanto. Troppo).
Presto! Prima che Renzi dichiari lo “Stato di emergenza nazionale”.

Ci separano, ci dividono, ci armano gli uni contro gli altri. Nel frattempo, a ciascuno vengono sottratti diritti nello “status”

Precario, dipendente a tempo indeterminato, partita IVA, pensionato, ma anche disoccupato.

Si, anche al disoccupato. Vengono sottratti ulteriori diritti al suo status di disoccupato. Gli viene sottratta la speranza dell’occupazione, del suo essere parte di una “Repubblica fondata sul lavoro”.

Vengono sottratti anche diritti nella vita privata e nel nostro essere solo cittadini di uno Stato che non è più di diritto.

Il “garante della Costituzione” in colpevole silenzio. Come al solito quando dovrebbe intervenire. Intervenendo, invece, a sproposito quando dovrebbe tacere. Ma tant’è … è o non è il”comunista preferito” di Henry Kissinger?

Certo, come correttamente ricorda il mio commentatore, Kissinger venne immediatamente corretto dall’interessato: “il mio EX comunista preferito”. Ponendo una toppa peggiore del buco.

Stanno creando solchi profondi nella società.

Non c’è una categoria che non abbia ragione di protestare.

E le ragioni delle proteste non possono non rivolgersi TUTTE contro le politiche economiche scellerate degli ultimi venti anni. Le politiche imposte dai governi che si sono succeduti.

E invece si cerca di spostare l’obiettivo.

Alle forze dell’ordine viene risposto che dovrebbero pensare a chi il lavoro non lo ha.

Quindi la responsabilità verso chi il lavoro lo ha perso ricade su chi, con enormi difficoltà, sta riuscendo a mantenerlo?

È il metodo per mettere precari e disoccupati contro lavoratori.

È il metodo per – mantenendo intatta la condizione dei precari e dei disoccupati – erodere quei pochi diritti residui di chi (ancora) lavora.

L’impostazione data alla “campagna contro lo Statuto dei Lavoratori” ne è la prova.

Il livello si alza.

È evidente che, trattandosi della riforma dello Statuto dei Lavoratori, non si può inserirvi le “partite IVA” per incrementarne le tutele.

Ciò che è possibile fare, però, è porre le condizioni, mediante la contrapposizione sociale che viene creata, per sottrarre tutele a chi le ha.

Poco sotto, il video di Renzi in risposta alla Camusso.

Vi prego di osservarlo. Inizia citando la Camusso, ma cambiando voce e tono. Evidente metodo di delegittimazione, quasi a prenderla in giro.

Continua contrapponendo la categoria dei dipendenti pubblici (informe, come non fosse costituita da persone) a “Marta che ha 28 anni, è incinta e non ha tutele per la maternità”.

Anche qui, il metodo tende ad attirare le simpatie di tutti coloro i quali non sono “l’informe e indistinta massa dei dipendenti pubblici” su Marta. E poi su Giuseppe, che a cinquant’anni non può avere la cassa integrazione. Ma … in base a cosa non può averla, se non in base una legge che la politica ha generato?

E la domanda è: “Intende inserire nello Statuto dei Lavoratori le tutele per Marta che è una Partita IVA o limitare la tutela alla maternità dei dipendenti pubblici?”

Ma questa domanda nessuno la pone.

Così, le Partite IVA dimenticano che le politiche del Governo hanno portato e portano al fallimento decine di migliaia di imprese ogni mese. Dimenticano i suicidi, che ormai non si riesce più a contarli. Dimenticano di non avere un mercato cui offrire i prodotti o i servizi che producono. Dimenticano che, come i dipendenti privati, i dipendenti pubblici, i precari, i pensionati e i disoccupati hanno difficoltà a mantenere la famiglia.

Le “partite iVA” vengono scagliate contro i diritti dei dipendenti, piuttosto che ricordare loro che devono rivendicarli per esse stesse.

È il tentativo osceno di attribuire a categorie sociali le responsabilità che discendono dalla politica devastante dei governi che si sono succeduti.

Nel video, Renzi chiede dove fossero i sindacati quando si precarizzava il lavoro. Ma, di grazia, chi lo ha reso precario se non le leggi che i governi hanno fatto votare dai loro portaborse in Parlamento?

Così come è responsabilità delle Forze dell’Ordine se c’è tanta gente senza lavoro, diventa responsabilità del sindacato aver creato la disoccupazione e la precarizzazione.

Come non fosse stato il preciso obiettivo della politica la riduzione drastica del costo del lavoro producendo una massa di offerta di forza lavoro che non può essere assorbita da un sistema produttivo in ginocchio.

Ecco perché la risposta alla Camusso avviene mediante video-messaggio. Doveva imparare a memoria il discorso preparato dagli esperti in comunicazione, e sopratutto non doveva esserci neppure la vaga possibilità di domande che potessero interrompere il “flusso comunicativo”.

Ma nella “rappresentazione” ha ancora molto da imparare da Berlusconi. Notate che continua a chiudere gli occhi e a spostare testa e sguardo? Notate che Berlusconi mentiva meglio?  Berlusconi veniva inquadrato seduto e con le mani sul tavolo. Lui, quando sono visibili, continua a chiudere le mani a pugno o a metterle in tasca, come a nascondere il fatto che sono sporche di marmellata.

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E così, a rotazione, con tutte le categorie. Tutti contro la Magistratura per via delle ferie. Le ferie, la banderuola rossa davanti a tutti. Dietro questa banderuola, però, si nasconde lo smontaggio del sistema giudiziario. E così per la Sanità. Tutti contro la sanità sprecona che nel frattempo viene privatizzata. L’istruzione, dalla scuola all’università. “Premiare il merito” (senza dire che il merito dovrebbe selezionarlo uno che è dirigente scolastico senza merito, troppo spesso), ma ad ogni “riforma” si creano nuove sacche di ignoranza e di clientela.

A rotazione, tocca a tutti1

E non dimentichiamo la “madre di tutte le riforme”: la Riforma della Pubblica Amministrazione.

Non esiste ambito che non sia investito dal “tocco della medusa”.

Nella “riforma del Registro delle Imprese”, quella che viene presentata come norma di garanzia (“nella fase transitoria verranno garantiti i livelli occupazionali”) nasconde una novità, un principio mai innescato: la licenziabilità (dopo la fase transitoria, certo, ma questo è) senza valutazione del merito del dipendente pubblico a seguito di una riforma governativa.

Grande conquista! Il dipendente pubblico viene anch’esso licenziato. Siano soddisfatti i precari che tali restano, i disoccupati che tali restano, le Partite IVA vessate fino al fallimento. Gioiscano! Anche i dipendenti pubblici vanno a incrementare il carico della società a carico. Anche i dipendenti pubblici possono non essere più consumatori. Altre Partite IVA chiuderanno per mancanza di mercato.

Pezzo per pezzo, lo Stato di Diritto (che include diritti e doveri) sta lasciando il posto allo Stato dei doveri senza diritti.

Alla fine, siamo tutti contro tutti. Ciascuno sparerebbe al vicino, se solo ne avesse la possibilità.

Il tutto finalizzato alla erosione dei diritti di tutti, non certo all’estensione delle tutele. Alla “de-legalizzazione” dello Stato.

Siamo nuovamente alla sinistra che partorisce la destra estrema e pericolosa.

La storia si ripete, ma dovremmo avere gli anticorpi e riconoscerne i sintomi.

Occorre fermare questa deriva. Occorre che le forze sane si uniscano per ricondurre all’unità un Paese che viene lacerato per meglio distruggerlo.

Occorre che il sindacato faccia autocritica e ammenda.

Troppo spesso il sindacato ha finto di non vedere che lo Stato di diritto veniva meno.

Troppo spesso i sindacalisti hanno svenduto i diritti dei lavoratori in cambio di vantaggi personali o familiari. Diventando così non solo ostaggio, ma complice.

Occorre che il sindacato ritrovi le sue radici, tornando nelle aziende ad informare in modo serio. Ma unitariamente. Tutti insieme. Senza barriere settarie, settoriali e, sopratutto, ideologiche che Renzi ha dimostrato essere estremamente pericolose, in questo momento.

È il Paese che deve essere ricostruito.

Occorre che il sindacato condivida e si faccia parte attiva della “riconduzione all’unità”, in questo facendo riferimento alle forze sane presenti in parlamento.

Ma alle forze AUTENTICAMENTE sane. A quelle forze che davvero tentano di opporsi alla slavina che forze di governo e finte opposizioni hanno messo in moto.

Anche in questo, occorre che il sindacato dimostri l’onestà intellettuale e di azione in cui non si è certo contraddistinto in questi ultimi decenni.

Occorre che riconosca lo stato di necessità, al di la delle simpatie verso i partiti “tradizionalmente” di riferimento.

Partiti che, anche dai miei articoli precedenti, hanno dimostrato essere, in quanto tali, una massa amorfa nelle mani straniere.

Il sindacato – che ha ritenuto che alcune questioni non fossero di sua pertinenza (TAV, MUOS, MOSE, EXPO) – ha lasciato spazio a una politica malata e si è reso complice dello scempio, alimentando anzi, con le varie “federazioni settoriali”, non solo una “specializzazione” deleteria, ma anche la settarizzazione delle categorie e la nefasta competizione fra esse.

Certo, anche fra le forze di governo ci sono forze autenticamente sane. Penso a Chiti, a Mineo e a quanti altri hanno, a testa alta, opposto il loro pensiero, giusto o sbagliato che sia, che non intendono rinnegare e sacrificare sull’altare di una unanimità che, in realtà, è solo unanimismo, subordinazione al leader.

Anche fra le forze di governo ci sono le menti libere. E hanno pagato tanto quanto le (pochissime) forze di opposizione sane. Le uniche che ancora rappresentano uno Stato altrimenti svenduto dal partito unico.

Forze sane che, in quanto tali, vengono bistrattate, delegittimate.

Occorre che il sindacato non parli più di partiti (a meno che, nella loro totalità, senza se e senza ma, si oppongano alla deriva autoritaria e alla devastazione dell’intero sistema produttivo del Paese).

Occorre che, con onestà, il sindacato faccia riferimento alla società produttiva (TUTTA E NEL SUO COMPLESSO) da un lato e alle forze parlamentari che hanno DAVVERO dimostrato questa sensibilità.

Non può mancare, ovviamente, un appello all’informazione. Ma a quei pochi giornalisti che possono definirsi informatori, piuttosto che megafoni di una politica deviata e di chi la incarna.

Sono pochi. Come pochi sono i politici che prendono (DAVVERO) le distanze da una politica fallimentare, per il nostro Paese. E la precisazione “per il nostro Paese” non è casuale.

Ormai ho ampiamente compreso (e negli articoli precedenti ne ho reso contezza) che la stragrande maggioranza dei nostri politici sta brillantemente raggiungendo gli obiettivi imposti da altri.

Occorre che siano le forze sane a rendersi conto dello stato di necessità e agiscano di conseguenza.

State pur certi che, per quanto riguarda Renzi, non si porrebbe le remore che si pose Mariano Rumor nel 1969 nel dichiarare lo “Stato di Emergenza” e mandare definitivamente in soffitta le ultime parvenze di Democrazia in Italia.

Temo, anzi, che giorno per giorno non stia cercando altro che un pretesto per farlo. Non si spiegano altrimenti le sue  (ormai) quotidiane provocazioni.

Prima vennero a prendere gli zingari,
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei,
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
e io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c’era rimasto nessuno a protestare.