Mafia e antimafia: Nomi diversi per gli stessi metodi?

mafia e antimafia

Mafia e antimafia. A volte sono solo abiti diversi per gli stessi metodi. Per essere la prima, fingendo di essere la seconda. Il problema è che ci caschiamo come pere cotte.

Una recentissima intervista a Margerita Tomasello (dell’omonimo – storico – pastificio siciliano costretto a chiudere) ma prima, trenta secondi. Le battute finali della prima puntata di “Salem”, su FOX. Chissà che, magari, alle nostre menti – ormai assuefatte alla morfina televisiva – trenta secondi di fiction ci rendano permeabili al grido di dolore di una imprenditrice vera.

Lo spezzone:

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L’intervista a Margherita Tomasello: Basta con la finta antimafia

Margherita Tomasello sorride amaramente. Scuote la testa. Dice a La VOCE di New York: “Tra il 2007 e il 2008, quando mi sono permessa di sottolineare che il compito degli imprenditori è quello di favorire lo sviluppo e non quello di cavalcare l’antimafia, mi hanno letteralmente massacrata. Oggi assistiamo a fatti incredibili. Perché l’arresto di Roberto Helg è un fatto gravissimo e incredibile. Così come gravi e incredibili sono le indagini che coinvolgono i vertici di Confindustria Sicilia”.
“Oggi – continua- in tanti mi chiamano e mi dicono: avevi ragione. Ma questo mi interessa poco. Anche perché di cambiamenti ne vedo pochi. Il rapporto tra imprenditoria e antimafia continua ad essere impostato male. Regole di facciata. Ipocrisia. Affari. Con la legalità, spesso presunta, che serve solo ad alcune persone per fare incetta di incarichi pubblici e a pilotare operazioni non sempre trasparenti. Tutto questo non mi interessava allora e non mi interessa oggi”.
Margherita Tomasello è tra i proprietari di un pastificio siciliano storico (la pasta Tomasello) che ha sede a Casteldaccia, in provincia di Palermo, e che oggi è in crisi. L’abbiamo rintracciata perché abbiamo ancora conservati i ritagli di giornali di fine 2007 e primi mesi del 2008. In quei mesi tutti ‘incensavano’ Ivan Lo Bello, allora presidente di Confindustria Sicilia, il paladino dell’antimafia celebrata, l’uomo che, tra una dichiarazione e un’intervista, all’azienda di famiglia (biscotti e prodotti dietetici) aggiungeva non soltanto nuove attività nell’ingegneria e negli impianti industriali per energia e raffinazione, ma anche incarichi a destra e a manca: vice presidente del Banco di Sicilia, Camera di Commercio di Siracusa (incarico, questo, che torna sempre tra gli imprenditori siciliani di ‘grido’, da Roberto Helg a Palermo ad Antonello Montante a Caltanissetta), Unioncamere nazionale, l’aeroporto Fontanarossa di Catania (è di qualche settimana addietro una dichiarazione di Lo Bello sul futuro della Sac, la società che gestisce i servizi a terra nello scalo aeroportuale etneo), la Pentar spa, l’Istituto nazionale per le ricerche turistiche, il Politecnico del Mediterraneo, l’Ortigia festival e altre attività più o meno economiche e più o meno culturali (la cultura con Lo Bello ci va a nozze, visto che è sempre stato l’intellettuale del gruppo di potere di Confindustria Sicilia, pronto a citare Fabrizio De Andrè, che in realtà era sempre dalla parte dei poveri e non dei ricchi e furbi come lui: ma tant’è).
Ebbene, mentre tutti si inchinavano all’antimafia di Lo Bello, leggete cosa dichiarava Margherita Tomasello otto anni fa: “Il nostro compito è favorire lo sviluppo, l’antimafia spetta ad altre rispettabilissime e importantissime organizzazioni… Io sostengo che ciascuno deve fare il proprio mestiere. Il nostro, come imprenditori, è lavorare onestamente. Questa è la migliore risposta alla criminalità organizzata”.
Quando pronunciava queste parole la manager della pasta Tomasello era nel gruppo delle giovani imprenditrici di Confindustria Sicilia. Era giovane e invece di cavalcare l’antimafia gridata, in quegli anni dominante, si permetteva pure di criticare i maestri del pensiero antimafioso. Che orrore!
“Credetemi – dice oggi – allora chi, tra gli imprenditori, pensava con la propria testa veniva visto male. Chi non era d’accordo con il conformismo dominante veniva messo all’indice. E qualche volta additato pure come colluso. Li ricordo bene, quegli anni, molto bene. Anche perché li ho provati sulla mia pelle. C’era chi mi diceva: stai attenta Margherita, non ti mettere contro di loro perché sono potenti! Io rispondevo: ma che significa potenti? Significa, significa, ribattevano in tanti. Poi l’ho capito che significava essere potenti. Condizionare la società. Compresa la politica. Incutere soggezione. Chi entrava nel direttivo di Confindustria, per esempio, doveva votare per loro. Punto”.
Cominciamo a entrare nel vivo della cronaca di questi giorni: la Gesap, la società che gestisce i servizi a terra nell’aeroporto Falcone-Borsellino di Palermo. “Questa è un’altra storia incredibile – dice l’imprenditrice – Il contratto di Palazzolo era scaduto già da tempo. Il consiglio di amministrazione avrebbe dovuto intervenire prima della scadenza del contratto e non dopo. Come farebbe un normale proprietario di un appartamento in affitto. Invece il contratto scade e il consiglio di amministrazione della società non interviene.
E’ Palazzolo – ricorda Tomasello – che si reca dal direttore generale. Quest’ultimo spedisce lo stesso Palazzolo dal vice presidente della società. A che titolo? In questa vicenda il consiglio di amministrazione della Gesap e la direzione generale di questa società non ne escono bene. Anzi. A mio modesto avviso, tutti i consiglieri di amministrazione e il direttore generale della Gesap si debbono dimettere. Tutti. Le cariche di questa società vanno azzerate e rinnovate”.
Lei ha conosciuto Helg?
“Sì – ci dice -. E non ho un bel ricordo. Era il 2007. Ero presidente dei giovani industriali di Palermo. Vengo chiamata a far parte della commissione per l’imprenditoria femminile della Camera di Commercio del capoluogo dell’Isola. Organizzo un viaggio di lavoro a Barcellona, in Spagna. Mi chiama un’amica e mi dice: guarda che Helg è arrabbiatissimo con te. Se l’è presa a morte perché non l’hai invitato. Cado dalle nuvole. Certo, era il presidente della Camera di Commercio. Ma che c’entrava con l’imprenditoria femminile? Qualche giorno dopo mi chiama lo stesso Helg al telefono. E mi dice: ‘Ti sei permessa di fare una manifestazione senza invitarmi. Non lo fare mai più’. Io sono stupita e amareggiata. Qualche tempo dopo, al momento del rinnovo delle cariche, vengo a sapere da un’amica che sono stata sostituita”.
Passiamo a Confindustria Palermo. Margherita Tomasello non si tira indietro. “Troppa avidità di poltrone. Ci sono persone che occupano vari incarichi che, alla fine, non portano a nulla, a parte ovviamente, i lauti compensi a chi svolge tali incarichi. Sarebbe opportuno, sempre a mio modesto avviso, che Confindustria Sicilia e tutte le associazioni territoriali di Confindustria dell’Isola rendessero pubblici i nomi degli iscritti che ricoprono incarichi pubblici. Si tratta di denaro pubblico, no? E allora perché non far conoscere a tutti come stanno le cose? Parliamo di trasparenza, di legalità e di antimafia? Bene. Cominciamo ad essere noi trasparenti. Rendendo pubblici non soltanto i nomi degli iscritti a Confindustria che ricoprono incarichi pubblici, ma anche le remunerazioni.
“E, sempre nel nome della trasparenza – aggiunge l’imprenditrice – sarebbe opportuno fare chiarezza sugli iscritti a Confindustria Palermo. Siamo sicuri che gli iscritti, magari titolari di incarichi pubblici importanti, siano proprietari di aziende funzionanti? Poi c’è la questione del codice etico. Oggi tra gli iscritti, in Confindustria Palermo, ci sono personaggi rinviati a giudizio. Com’è possibile che avvenga tutto questo? Qualcuno mi può rispondere?”.
Ormai Margherita Tomasello è un fiume in piena: “La società civile di Palermo sta uscendo devastata da tutto quello che sta succedendo. Ma ci rendiamo conto di quello che è avvenuto? Un imprenditore, che peraltro è il presidente di Confcommercio Palermo, che dovrebbe aiutare le imprese in un momento difficilissimo, che va a taglieggiare un imprenditore! Ebbene, Helg ha fatto tutto questo con semplicità, quasi fosse una cosa normale. Ed è proprio questa ‘normalità’, tra virgolette, che deve preoccupare. Ma deve fare anche indignare i palermitani e, in generale, i siciliani. Basta con questi incarichi da acciuffare nel nome dell’antimafia. Basta con incarichi conferiti a chi non ha i requisiti morali per ricoprirli. A Palermo, alla Sicilia serve un nuovo 25 aprile. Su questa vicenda della Camera di Commercio di Palermo è bene che intervenga Roma. Mi appello all’Anticorruzione: è bene che Raffaele Cantone venga nel capoluogo dell’Isola”.
Facciamo notare che la Camera di Commercio di Palermo dipende, sotto il profilo amministrativo, dalla Regione siciliana. “Non mi parli della Regione, per favore – riprende l’imprenditrice -. Sia chiaro: nulla da dire alle istituzioni autonomiste. Molto da dire, invece, su chi le ha rappresentate in tutti questi anni e su che le rappresenta oggi. Io, del resto, con i governi della Regione, dal 2001 ad oggi, non sono mai stata in sintonia. Nel 2001 ho votato Leoluca Orlando. Nel 2006 ho votato Rita Borsellino. Nel 2008 ho votato Anna Finocchiaro. E nel 2012 ho votato Giovanna Marano. Sotto questo profilo, ho sempre perso. Ma la Sicilia non mi pare che abbia vinto. Anzi. Lo stesso Rosario Crocetta non è autorevole. E’ un uomo politico che confonde l’autoritarismo con l’autorevolezza che non ha. Ribadisco: su questa vicenda deve intervenire l’Anticorruzione nazionale”.
Un’ultima considerazione sul futuro. “Sul futuro, certo – ci dice sempre Margherita Tomasello -. Ma anche su presente. Posso dire una cosa? Posso dire che, da quando è arrivato il nuovo Procuratore della Repubblica, Lo Voi, il cielo si è finalmente aperto sopra Palermo? Si offende qualcuno se dico quello che penso? Mi chiedo e chiedo: perché Palazzolo, per denunciare quello che Helg gli stava combinando, non si è rivolto alle organizzazioni antiracket, ma ha preferito raccontare tutto ai Carabinieri e alla Magistratura? Un motivo ci sarà, no? Bene.
Partendo dalla nuova aria che si respira a Palermo da quando è arrivato il nuovo Procuratore dico: basta con il vecchio. Basta con i vecchi nelle organizzazioni imprenditoriali e, in generale, nella vita pubblica della Sicilia. Io sono ancora una quarantenne, ma sono anch’io vecchia, vecchissima. Voglio i giovani, sogno i giovani. Voglio i trentenni alla guida delle città, della Regione e di tutto il resto. Trentenni, ma anche, perché no? ventenni freschi di laurea. Cambiamo tutto per davvero. Ma per cambiare veramente ci vogliono i giovani”.

Cosa è la mafia? Cosa è (certa) antimafia? Quali i rapporti fra mafia e antimafia?

Già che ci siamo (e senza ulteriori spezzoni di “fiction”, giacché si parla di realtà), una occhiata anche a questo.

C’è una crepa. Che gli onesti vi si insinuino. ORA!