Regionali in Liguria: un “giallo” senza suspense

Regionali in Liguria: Paita e il portavoce del boss

Elezioni regionali in Liguria. Ma anche in Campania e in Puglia. E pure le amministrative di Agrigento. Una rappresentazione già vista in cui ciascuno interpreta il ruolo assegnato.

E così Raffaella Paita è indagata per i fatti dell’alluvione a Genova del 2014.

C’è chi sostiene che questo sia un regalo a Renzi (che così potrà cambiare candidato) ma i conti non tornano.

Non è che sulla Paita non ci fossero già seri dubbi. Su di lei e sul marito, Luigi Merlo. Già assessore regionale alle infrastrutture nella giunta Burlando, oggi presidente dell’autorità portuale. Su di lui pesano anche intercettazioni che testimonierebbero rapporti con le cosche della ‘ndrangheta mediati da Gino Mamone.

D’altro canto, nella foto di testata è ritratta Raffaella Paita con il capo del suo comitato elettorale, Paolo Cassani, che sarebbe il prestanome di Carmelo Guallace, noto boss della ‘ndrangheta.

Tutto questo era noto già prima che si svolgessero le primarie PD per le regionali in liguria, ovviamente.

E ciononostante e nonostante sullo svolgimento delle primarie in Liguria stia indagando la Procura, Renzi ha imposto il nome della Paita quale candidata Presidente PD alle regionali in Liguria.

Con ciò provocando, pure, una “scissione” con Sergio Cofferati e la “candidatura alternativa” di Pastorino.

No. Io non credo che Renzi intenda sostituire il candidato. Ci sono grandi progetti in cui i protagonisti sono tutti coinvolti:

tweet Raffaella Paita

D’altro canto, il disegno che avevo immaginato già a novembre scorso pare prendere sempre più corpo. Berlusconi sta conferendo Forza Italia nel PD di Matteo Renzi.

La candidatura di Giovanni Toti alle regionali in Liguria ha un sapore conosciuto. Una “candidatura a perdere” per far vincere il finto avversario, come fu quella di Giovanni Galli contro lo stesso Matteo Renzi per le amministrative di Firenze in cui – alla fine – lo stesso Renzi venne eletto sindaco.

E sinceramente non riesco neppure a credere alla genuinità della gaffe su Novi Ligure.

Identico ragionamento vale per le regionali in Campania (la vicenda De Luca continua a imperversare) e pure in Puglia.

Il teatrino delle scissioni, delle contestazioni e delle ritorsioni interne a Forza Italia per spingere l’elettorato verso Michele Emiliano.

Alle amministrative di Agrigento, poi, è ormai impossibile stabilire chi sia il candidato di chi. E li siamo pure nel “regno” di Angelino Alfano.

Notoriamente l’elettorato di centro destra non è particolarmente attento alla fedina penale dei suoi candidati, quindi, se si vuole attrarre quell’elettorato, l’elemento giustizia è praticamente ininfluente.

All’elettorato di sinistra viene offerta ampia scelta: astenersi dal votare o votare una finta opposizione che argini il dissenso per “riportarlo a casa”. È il caso, ad esempio, di Pastorino. Continuo a sostenere che all’interno del PD non ci sia una vera opposizione. Ne avremo ulteriore prova con l’approvazione dell’Italiacum. Sono convinto che non verrà posta alcuna fiducia. Non sarà necessario, ma di questo ne riparlerò presto in altro post. Fin’ora quanto ho scritto a Novembre scorso ha trovato solo conferme.

L’unica variabile impazzita potrebbe essere costituita da un “remake” dell’exploit del 2013 del Movimento 5 Stelle di fronte al quale Letta disse:

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Ovviamente ci si organizza anche per evitare questo problema. Non è strano, infatti, che l’unico simbolo che i giornali “dimenticano” sia proprio quello del Movimento Cinque Stelle?

La Stampa domenica 12 aprile

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