L’Enciclica di Francesco: prepari di persona il caffè

Copertina dell'Enciclica di Francesco

Copertina dell’Enciclica di Francesco

L’Enciclica di Francesco: Stupefacente il coraggio dimostrato da un “Potente” che non si sente “Potente”. Fin’ora gli hanno risposto “Suffuru!1

Premetto che non sono un cattolico fervente e praticante. La Chiesa ha dimostrato di essere troppo lontana da se stessa e troppo collusa con denaro, politica, vizi e peccati che finge di condannare. Servile verso la politica.

Come ai tempi della vendita delle indulgenze, troppi preti che non meriterebbero di vestire l’abito talare.

Troppo spesso benedicenti (in senso figurato e reale) mafiosi che assurgono al potere. Una Chiesa che perfino costringe la statua della Madonna (per fortuna solo la statua) ad inchinarsi davanti ai mafiosi.

Accanto a questi ci sono preti coraggiosissimi. Ed è solo grazie a questi ultimi se la Chiesa è riuscita a mantenere un ruolo sociale e nella società.

Gli ultimi Papi sono stati diversissimi fra loro. Dopo Paolo VI (un fine politico), Albino Luciani. Il suo papato (soli 33 giorni) finì con la morte improvvisa. Fra mille congetture, fra mille ipotesi.

Giovane e in eccellente salute (per quanto possa essere giovane un Papa). Nato nell’ottobre del 1912, eletto Papa nell’agosto del 1978, a soli 66 anni.

Che la sua morte sia in qualche modo legata alle sue intenzioni di revisionare la struttura della Chiesa (a partire dallo IOR) viene ancora sussurrato.

Poi Wojtyla. Per lui il nome “Giovanni Paolo” ha avuto un significato reale. Quel significato che per Luciani parve solo un segno di “contrappasso”.

Wojtyla perseguì il ruolo politico della Chiesa di Paolo VI, ma con la facciata umana di Giovanni XXIII.

Tralasciò (scelta o disattenzione?) di “cacciare il diavolo dal Vaticano”.

Padre Amorth:

Il diavolo alberga in Vaticano. Ho confidenze di persone che lo confermano. Naturalmente è difficile trovare le prove. E, comunque, se ne vedono le conseguenze. Cardinali che non credono in Gesù, Vescovi collegati con il demonio. Quando si parla di “fumo di Satana” nelle Sacre stanze è tutto vero. Anche queste ultime storie di violenze e di pedofilia.

Wojtyla non agì. Forti critiche accolsero la proclamazione della sua santità. Per il suo sorvolare sulla pedofilia di molti prelati, ma anche per il suo silenzio su segreti e interessi economici della Chiesa. Il Vaticano, ad esempio, si oppose all’estradizione di Marcinkus e, secondo il libro “Wojtyla segreto”, fu perché Marcinkus aveva in pugno il papa in quanto da lui dipendevano i finanziamenti a Solidarność.

Ratzinger mi ha sempre incuriosito. Mi ha incuriosito la sua scelta di “dimettersi”. Mi sono sempre chiesto se non fosse stato un mezzo di “purificazione”. Accollarsi i peccati della Chiesa e consentire al suo successore di fare la pulizia necessaria.

In due anni di pontificato, Ratzinger ha “spretato” oltre 400 preti accusati di pedofilia.

Ma anche sullo IOR aveva iniziato a imprimere una svolta. L’adesione alle norme UE sull’antiriciclaggio si è concretizzata sotto il pontificato Ratzinger. E poi la “cacciata con disonore” del Presidente Gotti e la sostituzione con un Presidente (sia pur dopo 9 mesi) scelto personalmente dal Papa (in contrasto con la candidatura proposta e sostenuta con forza dal Cardinal Bertone). Forse si è caricato l’onere degli scandali, lasciando al suo successore – se solo lo avesse voluto – la possibilità di completare l’opera di cacciare il diavolo dal Vaticano.

E ora Bergoglio.

Francesco inizia da subito a marcare le differenze. Non risiede in Vaticano, ma continua a vivere nella Domus Santa Marta e a mangiare in mensa (che sia istinto di conservazione?). È duro contro la pedofilia e determinato sulla trasparenza finanziaria dello IOR.

A Marzo 2014, per i festeggiamenti dei sessant’anni RAI, udienza dal Papa. La Presidente RAI, Tarantola, dirama una circolare con la quale esclude che “famiglie tradizionali” composte da coniugi e figli possano partecipare.

Persino gay.it sospetta sia una iniziativa personale della Tarantola, quando scrive:

Con buona pace del ruolo di “tv pubblica” della Rai che dovrebbe per questo essere lo specchio del Paese, oltre che della linea più dialogante che questo Papa sembra volere tenere nei confronti di temi come le unioni civili.

E infatti Francesco “striglia” la RAI. La richiama al suo ruolo di servizio pubblico di informazione, ma, come si direbbe a Catania … “Suffuru!”1

Sempre a Marzo 2014 la Messa per i politici. Una Omelia in cui ha “paternamente” distribuito sberle, durissime sberle e gelo. Nessuno ha potuto farsi il “selfie” col Papa. Suffuru!1

Novembre 2014, la sua posizione sull’Islam, la necessità di dialogo e un monito (Suffuru!):

C’è la minaccia di questi terroristi, ma c’è anche un’altra minaccia, il terrorismo di Stato: quando le cose salgono salgono salgono, e ogni Stato, per suo conto, si sente in diritto di massacrare i terroristi, e con i terroristi cadono tanti che sono innocenti

In fondo non è dissimile da quanto aveva affermato Di Battista il precedente agosto 2014. Quando Di Battista lo fa notare è zittito, denigrato (“Di Battista detta la linea a Papa Francesco“, “Pare che anche la Madonna abbia citato Di Battista nelle ultime apparizioni a Medjugorje“). Col Papa non si può.

E ora l’Enciclica di Francesco: «Laudato si’»2. La naturale e coerente sintesi dell’essenza del suo pontificato.

L’Enciclica di Francesco è l’Enciclica di San Francesco. Bergoglio ci ricorda che il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora.

Cita il Patriarca Bartolomeo e la sua chiamata a riconoscere «il nostro apporto, piccolo o grande, allo stravolgimento e alla distruzione dell’ambiente».

L’Enciclica di Francesco2  va letta. Ne riporto solo alcuni passaggi

Mentre la qualità dell’acqua disponibile peggiora costantemente, in alcuni luoghi avanza la tendenza a privatizzare questa risorsa scarsa, trasformata in merce soggetta alle leggi del mercato. In realtà, l’accesso all’acqua potabile e sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone, e per questo è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani.

Incolpare l’incremento demografico e non il consumismo estremo e selettivo di alcuni, è un modo per non affrontare i problemi. Si pretende così di legittimare l’attuale modello distributivo, in cui una minoranza si crede in diritto di consumare in una proporzione che sarebbe impossibile generalizzare, perché il pianeta non potrebbe nemmeno contenere i rifiuti di un simile consumo.

Il debito estero dei Paesi poveri si è trasformato in uno strumento di controllo, ma non accade la stessa cosa con il debito ecologico.

Nel frattempo i poteri economici continuano a giustificare l’attuale sistema mondiale, in cui prevalgono una speculazione e una ricerca della rendita finanziaria che tendono ad ignorare ogni contesto e gli effetti sulla dignità umana e sull’ambiente.

È prevedibile che, di fronte all’esaurimento di alcune risorse, si vada creando uno scenario favorevole per nuove guerre, mascherate con nobili rivendicazioni.

L’ambiente è un bene collettivo, patrimonio di tutta l’umanità e responsabilità di tutti. Chi ne possiede una parte è solo per amministrarla a beneficio di tutti. Se non lo facciamo, ci carichiamo sulla coscienza il peso di negare l’esistenza degli altri. Per questo i Vescovi della Nuova Zelanda si sono chiesti che cosa significa il comandamento “non uccidere” quando « un venti per cento della popolazione mondiale consuma risorse in misura tale da rubare alle nazioni povere e alle future generazioni ciò di cui hanno bisogno per sopravvivere ».

Il salvataggio ad ogni costo delle banche, facendo pagare il prezzo alla popolazione, senza la ferma decisione di rivedere e riformare l’intero sistema, riafferma un dominio assoluto della finanza che non ha futuro e che potrà solo generare nuove crisi dopo una lunga, costosa e apparente cura. La crisi finanziaria del 2007-2008 era l’occasione per sviluppare una nuova economia più attenta ai principi etici, e per una nuova regolamentazione dell’attività finanziaria speculativa e della ricchezza virtuale. Ma non c’è stata una reazione che abbia portato a ripensare i criteri obsoleti che continuano a governare il mondo.

La riduzione dei gas serra richiede onestà, coraggio e responsabilità, soprattutto da parte dei Paesi più potenti e più inquinanti. La Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile denominata Rio+20 (Rio de Janeiro 2012), ha emesso un’ampia quanto inefficace Dichiarazione finale. I negoziati internazionali non possono avanzare in maniera significativa a causa delle posizioni dei Paesi che privilegiano i propri interessi nazionali rispetto al bene comune globale. Quanti subiranno le conseguenze che noi tentiamo di dissimulare, ricorderanno questa mancanza di coscienza e di responsabilità.

Ricordiamo, per esempio, quei polmoni del pianeta colmi di biodiversità che sono l’Amazzonia e il bacino fluviale del Congo, o le grandi falde acquifere e i ghiacciai. È ben nota l’importanza di questi luoghi per l’insieme del pianeta e per il futuro dell’umanità. Gli ecosistemi delle foreste tropicali hanno una biodiversità di grande complessità, quasi impossibile da conoscere completamente, ma quando queste foreste vengono bruciate o rase al suolo per accrescere le coltivazioni, in pochi anni si perdono innumerevoli specie, o tali aree si trasformano in aridi deserti. Tuttavia, un delicato equilibrio si impone quando si parla di questi luoghi, perché non si possono nemmeno ignorare gli enormi interessi economici internazionali che, con il pretesto di prendersene cura, possono mettere in pericolo le sovranità nazionali. Di fatto esistono «proposte di internazionalizzazione dell’Amazzonia, che servono solo agli interessi economici delle multinazionali

Leggetela2, vi prego. L’Enciclica di Francesco è il grido di dolore della Terra. I regni animale, vegetale e minerale, insieme all’umanità (nel senso del nostro essere uomini, non del tessuto sociale creato dall’egemonia avida e rapace dell’economia elitaria) lanciano l’ultimo allarme, prima di soccombere.

In ogni modo, se in alcuni casi lo sviluppo sostenibile comporterà nuove modalità per crescere, in altri casi, di fronte alla crescita avida e irresponsabile che si è prodotta per molti decenni, occorre pensare pure a rallentare un po’ il passo, a porre alcuni limiti ragionevoli e anche a ritornare indietro prima che sia tardi. Sappiamo che è insostenibile il comportamento di coloro che consumano e distruggono sempre più, mentre altri ancora non riescono a vivere in conformità alla propria dignità umana. Per questo è arrivata l’ora di accettare una certa decrescita in alcune parti del mondo procurando risorse perché si possa crescere in modo sano in altre parti.

Quando questo concetto lo ha espresso Grillo, è stato fatto oggetto di ironia per mesi. Sugli altri temi, oggetto della “Carta di Firenze” del 2009 e di interventi parlamentari e di piazza (IMU-Bankitalia, TTIP, TAV, MUOS … ), il silenzio complice dei media.

Con il Papa non si può.

Dati i precedenti, spero di cuore che Francesco vada personalmente a comprare pure l’acqua e si prepari da sé persino il caffè.

Per quanto mi riguarda, un GRAZIE a Bergoglio per l’Enciclica di Francesco 2 e speriamo che non gli venga risposto “Suffuru!”

P.S.: A chi ritiene di aver trovato la “magagna” nel “rifiuto della proprietà privata”. Astenetevi dai commenti se non avete letto (e capito) l’Enciclica di Francesco perché i giornali (alcuni) estrapolano solo uno degli innumerevoli riferimenti alla proprietà privata. È lampante che si riferisce alla proprietà privata intesa come cupidigia di pochi sui beni materiali a scapito dei tanti. Uno di questi concetti si estrinseca nella posizione sull’acqua pubblica, un’altra sui “paradisi ecologici privati” falsamente ovattati, un’altra sul ritenere l’umanità come proprietà privata schiavizzata.
Qui un passaggio in cui spiega con chiarezza a cosa si riferisce:

la Chiesa difende sì il legittimo diritto alla proprietà privata, ma insegna anche con non minor chiarezza che su ogni proprietà privata grava sempre un’ipoteca sociale, perché i beni servano alla destinazione generale che Dio ha loro dato”


1 “Zolfo”. Come espressione dialettale indica che un discorso cade nel vuoto in quanto ciascuno di coloro che ascoltano finge che non lo riguardi. Più forte di “parlare al vento” perché c’è chi sente, ma, non sentendosi coinvolto nel discorso, se lo lascia scivolare addosso. Corretta etimologia qui, a metà articolo 2 Qui il testo integrale dell’Enciclica di Francesco