Silvana Saguto: Caso isolato o “sistema Sicilia”? E Libera?

Silvana Saguto e Pino Maniaci. Le misure di prevenzione a Palermo

Silvana Saguto e lo scandalo dei beni sequestrati/confiscati. È un caso isolato o coinvolge l’intero Tribunale di Palermo? E se fosse un “Sistema Sicilia”? E Libera? Perché tace?

La vicenda della sezione “Misure di prevenzione” di Palermo mi lascia assai perplesso.

Non per il fatto in se (sono soddisfatto che sia saltato fuori, piuttosto), ma per le implicazioni non dette.

Vediamole, anche se già Pino Maniaci (sotto scorta dal 2008) e Salvo Vitale di Telejato ne hanno abbondantemente parlato.

Secondo la cronaca tutto ruoterebbe attorno alla Presidente della sezione “Misure di Prevenzione” (Silvana Saguto), a suo marito Lorenzo Caramma e all’avvocato Cappellano Seminara.

Ma è possibile che un singolo giudice possa disporre a suo piacimento? È possibile che aziende sequestrate sane vengano restituite in fallimento, dopo aver accertato che non erano beni di provenienza mafiosa, e nessuno si ponga domande?

Il Prefetto Francesca Cannizzo, ad esempio.

L’amica con cui il giudice Silvana Saguto va al mare utilizzando l’auto del Prefetto per evitare “l’inferno” del traffico palermitano utilizzando le corsie preferenziali.

L’amica cui Silvana Saguto si rivolge (e che si attiva subito) per raccomandare il marito e il pupillo (prof. Carmelo Provenzano) al CARA di Mineo.

Il Prefetto non aveva “intuito” nulla?

Ma nel registro degli indagati ci sono altri tre magistrati di Palermo: Il giudice Tommaso Virga (ex componente del CSM e oggi Presidente di sezione penale e componente della commissione che dovrebbe riformare l’organo di autogoverno), il sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia Dario Scaletta e il giudice Lorenzo Chiaramonte, che lavora nello stesso ufficio della Saguto.

Virga è coinvolto perché in cambio di incarichi di amministrazione beni al figlio Walter avrebbe anche insabbiato procedimenti disciplinari nei confronti di Silvana Saguto.

Non solo sapeva ed era parte integrante del “sistema Silvana Saguto”, ma parrebbe lo abbia pure coperto e agevolato.

In che modo veniva amministrata la giustizia penale nella sua sezione?

Ma la domanda è: Nessuno al Tribunale di Palermo si è accorto di nulla? È ben strano.

Dice Salvo Vitale:

Bastava chiedere alla signora Saguto una motivazione sul perché tanti incarichi nelle mani di poche persone e sul perché si sono emessi decreti di confisca quando la magistratura penale aveva escluso la provenienza mafiosa del bene. Bastava. E, invece, non si è fatto niente. E’ facile dire che non sapevamo…è difficile crederci

Quindi, decreti di confisca anche quando altri magistrati dello stesso Tribunale ne avevano escluso la provenienza mafiosa.

Nessuno si è accorto di nulla? E il Presidente del Tribunale? E il Procuratore capo?

Quanto il “caso Silvana Saguto” è “sistema Palermo”?

Qualcuno dirà: “Si, ma che c’entra “Libera”? Vorrei capirlo anche io. 

Per come giustamente ricordato da Pino Maniaci, Libera gestisce le terre confiscate alle mafie, le rende produttive e rivende i prodotti.

Libera è stata chiamata in causa dal Giudice Silvana Saguto che sostiene che era Libera a suggerire i nomi degli amministratori giudiziari. Libera ha smentito e obiettivamente pare incredibile si arrivasse a tanto.

Ma organizzazioni che combattono la mafia, possono non accorgersi di quanto contigue ad essa siano?

Nel giro di 12 mesi è la seconda volta. Prima Antonello Montante (componente il direttivo dell’Agenzia Nazionale per i beni confiscati) e adesso Silvana Saguto. Entrambi con gravissime accuse di far parte di un sistema mafioso. Entrambi si occupavano della gestione dei beni delle mafie (fra cui le terre che vengono assegnate in comodato d’uso a Libera). Su entrambi Libera ha mantenuto un assordante silenzio (a parte la smentita di cui ho accennato sopra).

In realtà Libera ha mantenuto un rigoroso silenzio anche nel caso di Enzo Bianco (l’ex Ministro dell’Interno, oggi Sindaco di Catania) e dello “scivolone sull’Empire“.

Facciamo due conti:

Libera ottiene i terreni in comodato d’uso gratuito. Ottiene poi finanziamenti statali e regionali.

Per gli anni 2009 e 2010 le risorse complessivamente stanziate per la Regione Sicilia tra FAS Sicilia, POR Sicilia e PON Sicurezza sono state rispettivamente € 10.647.605,04 e € 142.398.687,96. Ci sono poi i finanziamenti degli Enti Locali per le sistemazioni strutturali e per sostenere attività in perdita. E poi, ovviamente, per i beni confiscati consistenti in terreni, dobbiamo aggiungere gli interventi pubblici che vengono stanziati come contributo per allevamenti o agricoltura e Dio sa quante e quali altre agevolazioni.

Il caso dei terreni venduti all’insaputa dei proprietari per l’accesso ai contributi AGEA può darci una idea dell’entità dei finanziamenti in agricoltura.

E la manodopera? Le attività si basano molto sul volontariato. I volontari, per lavorare 3 ore al giorno, versano un contributo di € 140,00 a settimana (ma può variare). Quando l’alloggio è in tenda deve intendersi “da portare”.

È quindi evidente che i costi di produzione sono davvero bassissimi.

Rispetto a costi di produzione bassissimi, i prezzi al consumo dei prodotti “Libera terra” sono vertiginosi. Talmente tanto che i prodotti Libera terra sono – di fatto – prodotti di gran lusso. La pasta a € 3,24/Kg, la passata € 4,64/Kg (e nonostante l’acido citrico aggiunto viene definita “biologica”) e via discorrendo.

Prezzi proibitivi per quelle genti impoverite dalle mafie.

Il Prof. Provenzano per riabilitare Silvana Saguto dopo la puntata de “Le Iene” aveva pensato di organizzare un bel convegno sull’antimafia costruito attorno alla Saguto stessa.

Ma a gennaio 2014, al “Forum regionale di Libera” non erano forse presenti Silvana Saguto e la sua amica Prefetto?

Io non voglio che mi cada un altro mito dell’antimafia, ma non è il caso che Libera stia un po’ più attenta a chi si accompagna e che non si giri dall’altro lato quando potenti dimostrano collusioni? E non è il caso che la gestione imprenditoriale di Libera sia un po’ meno assimilabile a una holding?

Tornando al “caso Silvana Saguto” mi domando se un sistema così rodato, così complesso e articolato eppure così funzionante, può essere circoscritto al solo Tribunale di Palermo. Se non fosse stato per la Procura di Caltanissetta (competente nel caso di reati commessi dai giudici del distretto di Palermo) si sarebbe mai saputo nulla?

È verosimile che in nessun altro Tribunale possa accadere?

Può esserci un “caso Silvana Saguto” a Catania, ad esempio? E se a Catania stesse già accadendo?

La competenza sui reati commessi dai giudici del distretto di Catania spetta alla Procura di Messina.

Se dovessimo dare retta alle parole della buonanima di Giambattista Scidà, il Procuratore Generale di Messina (Giovanni D’Angelo che proviene da Catania) faceva parte – insieme all’ex Procuratore Generale di Catania Vincenzo D’Agata e altri –  del “cerchio magico” del Giudice Giuseppe Gennaro.

Proprio quel giudice che fu al centro del “Caso Catania”. Caso di cui ho già scritto in questo blog (Caso Catania: la massomafia e la Procura di Catania parte I – Caso Catania: la massomafia e la Procura di Catania parte II).