Spygate: E Trump sganciò la bomba sui Governi Renzi e Gentiloni

Martedì scorso “The Donald” ha sganciato la bomba sui Governi italiani di Renzi e Gentiloni: sono complici nello Spygate.

Spygate - Italia coinvolta, dice Trump

Trump in diretta telefonica con Fox News: A Italia, Regno Unito e Australia occorre aggiungere l’Ucraina. Questi i Paesi che hanno spiato i cittadini americani per conto di Obama e della Clinton. È lo “Spygate”.

Martedì 18 Giugno Donald Trump ha dato avvio alla campagna per le presidenziali del 2020 a Orlando, in Florida.

Dopo il comizio, in diretta telefonica con Sean Hannity di Fox News, Trump sgancia la bomba sui governi italiani Renzi e Gentiloni.

Italia, Regno Unito, Australia e Ucraina sono stati complici

Qui la traduzione della domanda e della risposta

Hannity: La domanda cui vorrei che rispondesse è: Italia, Gran Bretagna, Australia. Erano loro il gruppo di intelligence coinvolti, ai massimi livelli, non graduati e truppe, per spiare i cittadini americani e violare le Leggi americane?

Trump: E L’Ucraina. Attenzione all’Ucraina. Come è accaduto che l’FBI non ha preso i server? Podesta ha detto loro di togliersi dai piedi. Come mai non hanno preso i server del Comitato Nazionale Democratico?

Ed ecco il video

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=EqJXbVX1008?feature=oembed&w=1170&h=878]

Donald Trump, quindi, non smentisce Hannity sulla lista dei Paesi coinvolti nello spygate (fra cui l’Italia) e aggiunge l’Ucraina.

Lo “Spygate”

Adesso è Trump in persona a confermare che l’Italia è stata complice attiva nello “spygate”.

Ma cos’è esattamente?

Donald Trump stesso lo ha definito “Il più grande scandalo politico della storia” e forse non ha neppure tutti i torti.

Ne ho già scritto abbondantemente, quindi non torno sul coinvolgimento dell’Italia. Chi vuole può leggere e documentarsi in

Però su questo aspetto della vicenda mi preme evidenziare che il coinvolgimento dell’Ucraina potrebbe essere il terreno di avvicinamento fra Trump e Putin.

Il Governo Ucraino coinvolto, infatti, è quello “costruito” dallo “Stato Profondo” dei Paesi europei, americani e NATO.

E anche in quel caso l’Italia è stata in prima fila.

Qualcuno, forse, ricorderà la frase della Nuland (al tempo ambasciatore USA presso la NATO) “Fuck EU”. Che significa: “Si fotta l’Europa”.

Chi volesse rinfrescarsi la memoria con documenti, video e personaggi coinvolti, può dare una occhiata: Signor Presidente, presso chi rivendichiamo la nostra Sovranità Popolare scippata?

Leggendo, ci si renderà conto di una strana coincidenza:

Quei fatti si svolsero a febbraio 2014 e ci sono altre intercettazioni. Anche ben più gravi rispetto a quella della Nuland.

Ma di queste in Italia non si è mai parlato.

Renzi si insediava al Governo il 14 febbraio defenestrando Letta.

I Server del Comitato Nazionale Democratico

In america l’acronimo è DNC.

C’è poi il DCCC che è l’organizzazione che si occupa della campagna elettorale. Una sorta di “comitato elettorale permanente”.

Userò questi acronimi da adesso per semplicità.

Dopo aver accusato apertamente l’Italia, Trump dice ad Hannity:

[…] come è accaduto che l’FBI non ha preso i server? Podesta ha detto loro di togliersi dai piedi. Come mai non hanno preso i server del Comitato Nazionale Democratico?

Per capire a cosa si riferisca dobbiamo fare un piccolo passo indietro.

I Russi rubano le mail della Clinton e di Podesta

Facciamo un brevissimo riepilogo per “punti elenco”.

  • Nel maggio del 2016 il DNC si sarebbe accorto della violazione dei suoi server
  • Viene incaricata una società privata per esaminare i server, la CrowdStrike
  • Su incarico del DNC il 14 giugno 2016 la CrowdStrike annuncia pubblicamente la violazione dei server da parte “entità” russe
  • WikiLeaks pubblica le e-mail “trafugate”
  • Accuse a Trump
  • Varie indagini che culminano con il cosidetto “Rapporto Mueller” che, in sintesi, dice che spie russe hanno violato i server con la complicità di americani vicini a Trump. Per quanto riguarda Trump, non ci sono prove del suo coinvolgimento, ma neppure prove che ne escludano la responsabilità (sic!)
  • Mueller consegna il rapporto il 19 marzo 2019. 

Fin qui la parte nota.

La parte non nota (con documenti video e ufficiali da uffici giudiziari)

Per capire cosa intendesse Trump con «Perché l’FBI non ha preso i server» e cosa c’entri con lo spygate dobbiamo addentrarci nella parte non nota.

Ovviamente, come al solito, fornisco prove documentali ufficiali e multimediali.

Effettivamente l’FBI non ha mai sequestrato i server e non ha mai neppure fatto una copia forense.

A dirla tutta, l’FBI non ha mai neppure visto da lontano quei server.

Lo conferma James Comey, direttore FBI dal 4 settembre 2013 al 9 maggio 2017 in audizione alla Commissione Servizi Segreti del Senato Americano (analoga al nostro COPASIR)

La testimonianza di Comey

Burr chiede se l’FBI ha richiesto l’accesso ai server DNC e ai dispositivi informatici di Podesta e Comey risponde di si.

Poi chiede se l’accesso alle apparecchiature sarebbe stato di aiuto per investigazioni forensi come questa. Comey risponde: “Il nostro gruppo forense preferirebbe sempre avere accesso al dispositivo originale o al server coinvolto perché la prova migliore” .

Alla domanda “Vi è stato dato accesso a quei dispositivi?” Comey dice di no. “We were not”. E aggiunge che l’FBI ha preferito lavorare con una compagnia privata stimatissima in ambito di Cyber sicurezza. La compagnia privata avrebbe poi condiviso le risultanze dell’esame.

All’altra domanda: “È il modo tipico con cui l’FBI fa le analisi forensi o in genere acquisite i dispositivi e fate gli esami voi stessi?” la risposta è “In genere preferiamo accedere noi stessi. È il modo migliore”

Comey non da alcuna risposta sul perché nessuno ha sequestrato quei dispositivi, sul perché nessuno ha neppure fatto copie forensi.

Burr chiede se Comey sa per quale motivo sia stato negato l’accesso a quei server. La prima risposta è “I don’t know for sure”. E la ripete imbarazzato: non so con certezza.

Il Senatore Burr insiste: Avete chiesto solo una volta o più volte? (di accedere a quei dispositivi, n.d.r.).

Svariate richieste e a diversi livelli. E alla fine abbiamo concordato che avremmo condiviso le conclusioni di Crowdstrike, risponde Comey.

Ecco, quindi a cosa si riferisce “The Donald”: l’FBI – molto stranamente – non solo non ha sequestrato i dispositivi, non solo non ha mai fatto una copia forense, ma non ha mai avuto la possibilità di esaminarli.

Questo significa che qualsiasi dato che potesse dimostrare che il rapporto di Crowdstrike non fosse stato fedele è andato perduto.

Ma non finisce qui.

Gli atti giudiziari del caso “Stati Uniti contro Stone”

Roger Stone è accusato di aver violato il server DNC e di aver rubato le mail della Clinton e di Podesta per poi vendere i dati, tramite i soliti intermediari russi, a wikileaks.

Ciò in quanto (almeno così pare dagli atti giudiziari presenti sul sito ufficiale del Tribunale del Distretto della Columbia) avrebbe avuto interlocuzioni pubbliche con due account twitter.

Sottolineo pubbliche.

Se le interlocuzioni pubbliche su twitter potessero davvero essere fonte di prova di cospirazioni, io personalmente sarei già stato arrestato da tempo.

Andiamo al dettaglio.

Abbiamo visto che l’FBI non ha esaminato alcun dispositivo.

Fbi, in realtà, non ha mai avuto neppure accesso completo al rapporto finale di CrowdStrike.

Lo leggiamo in un documento giudiziario del caso “Stati Uniti contro Roger Stone”.

Qui il link al documento 123 sul sito ufficiale.

CrowdStrike ha presentato tre bozze in sequenza, mai il rapporto completo (fine pagina 1).

Nonostante i rapporti prodotti fossero marcati come “bozze”, i legali del DNC e del DCCC hanno informato che si trattava dell’ultima stesura del rapporto (in nota 1 a pagina 1).

Le bozze contengono pure molti “omissis”.

Ma “il legale del DNC ha assicurato che le parti censurate riguardano le misure intraprese per rimediare all’attacco e per rinforzare le difese dei sistemi DNC e DCCC contro futuri attacchi” (pagina 2).

Ricapitolando

  • DNC e DCCC rilevano la violazione dei loro server, assumono una ditta privata (CrowdStrike) e negano all’FBI l’accesso ai server che sarebbero stati violati
  • Su richiesta dei legali di DNC e DCCC, CrowdStrike prepara tre bozze susseguenti che vengono “volontariamente” consegnate all’FBI (pag 1 del doc 123 linkato sopra)
  • Tutte le bozze presentano evidenti parti censurate, ma DNC e DCCC assicurano che non sono correlate alla violazione dei server
  • FBI non solo non ne possiede copia forense, ma ha mai neppure avuto accesso ai server
  • Il rapporto Mueller, quindi, si basa solo su un rapporto prodotto in bozze censurate
  • FBI accetta senza fiatare

Quando si dice la “trasparenza”.

Assume sempre più senso quanto sostenuto da Giulio Occhionero.

Se con la complicità di Governo e Servizi italiani fossero riusciti a piazzare alcune mail della Clinton sui sui server. la costruzione sarebbe stata inattaccabile. I server situati in America di un italiano simpatizzante repubblicano. “Bingo” anche per Renzi

Purtroppo (per loro) non ci sono riusciti. La tesi degli hacker russi fa acqua da tutte le parti e, invece, emerge chiaro lo “Spygate”.

Non ci sono prove

Trovare quelle mail in un server su suolo americano sarebbe stata la “pistola fumante”.

Ma così non ci sono prove.

Potrebbe essere stato lo stesso DNC a far trapelare quelle mail.

Anzi, da alcune perizie giurate prodotte in giudizio nel “Caso Stone” pare proprio che quelle mail pubblicate da Wikileaks siano state copiate su pen drive e non ottenute tramite violazione dei server.

Non è improbabile che gli USA vogliano Assange a tutti i costi per sapere da chi ha avuto quelle mail.

Fermo restando che sono un accanito sostenitore del “Free Assange”, sarebbe divertente se si scoprisse che quelle mail le ha fatte uscire lo stesso DNC.

Questo è lo Spygate che coinvolge l’Italia insieme ad altri Paesi. E ai massimi livelli, come conferma lo stesso Donald Trump.

Come ho già indicato prima, del coinvolgimento dell’Italia ne ho già scritto qui e qui. Chi volesse approfondire ha modo di farlo.

Ancora la Link Campus

Adesso, però, vorrei solo segnalare l’ultima curiosità: Anche nel rapporto CrowdStrike troviamo un collegamento con la Link Campus University e il prof. Mifsud.

Drew Bagley è il consulente per la Privacy e il Direttore delle politiche Cyber Globali della CrowdStrike.

Nel 2010 è stato ricercatore ospite alla Link Campus.

Qui dal suo curriculum

«Visiting Researcher, Link Campus University, Rome, Italy May – June 2010
Conducted research and held discussions with Italian and American prosecutors, special agents, and intelligence officials
about intelligence analysis, national security, cybersecurity, and counterterrorism policy.»