Elezione della Von Der Leyen: la parola della Lega vale uno sputo al sole

Claudio Borghi? Se ci fosse una disciplina olimpica di arrampicate sugli specchi sarebbe campione mondiale. Sull’elezione della Von Der Leyen non sa più cosa inventarsi. La parola della Lega non vale niente.

Elezione della Von Der Leyne - Borghi si arrampica sugli specchi

La parola della Lega vale quanto uno sputo in strada in pieno ferragosto. Sull’elezione della Van Der Leyen hanno giocato sporco. E  per capirlo basta lasciar parlare Claudio Borghi e mettere insieme quel che dice.

Nel precedente «Von Der Leyen presidente della Commissione Ue. La Lega gioca sporco» ho seguito le fasi che hanno portato alla candidatura di Ursula Von Der Leyen.

Una breve sintesi

La “minoranza di blocco” coagulata attorno all’Italia e ai 4 di Visegrád ha rifiutato Weber.

Poi è stata la volta di Timmermans. Non piaceva ai Paesi di Visegrád e Salvini – con cui il Presidente Giuseppe Conte teneva un costante collegamento, insieme a Di Maio – ha fatto sapere che non lo avrebbe votato.

Il gruppo di Visegrád ha proposto la Von Der Leyen. Di Maio e Salvini hanno dato il via libera, Conte ha accettato la proposta che è così diventata la proposta dell’intera minoranza di blocco.

Il “pacchetto” della minoranza è stato accettato da tutti gli altri Capi di Governo (con l’esclusione della Merkel).

Questo pacchetto ha provocato molti malumori nei partiti, per cui era già noto che l’elezione della Von Der Leyen era a rischio. Occorreva la compattezza dei gruppi “sovranisti e populisti”.

La Lega, però, all’ultimo momento stabilisce di votare contro. L’elezione avviene ugualmente, con uno scarto minimo (solo 9 voti).

Gli effetti

Se a causa del voto contrario della Lega l’elezione della Von Der Leyen fosse andata male, ci sarebbero stati due effetti:

  • La Lega avrebbe dimostrato che è determinante
  • Conte avrebbe fatto una figuraccia internazionale tale da doversi dimettere da Presidente del Consiglio

Siccome è stata eletta e i 14 voti del Movimento 5 Stelle sono stati determinanti, l’effetto unico è dato dall’isolamento della Lega.

Fermo restando, ovviamente, che in ogni caso resta dimostrato che la parola della Lega vale quanto uno sputo.

Già, perché il 2 luglio Salvini aveva dato il “via libera”.

Le capriole di Borghi

La premessa era necessaria, perché è di tutta evidenza che la Lega ha commesso un enorme errore strategico e politico. A mettere le “toppe” è Borghi.

Il problema è che il buco è talmente enorme che ogni toppa e peggiore del buco.

Teniamoci forte e partiamo (tutte le immagini si ingrandiscono al click)

3 Luglio 2019

Quindi il 2 luglio, dopo che Salvini e Di Maio avevano dato il via libera, Conte si impegna sulla Von Der Leyen.

Borghi provvedeva a tranquillizzare qualche elettore perplesso.

E, tra l’altro, non c’erano alternative

Inoltre l’Italia è stata decisiva, altrimenti ci si sarebbe ritrovati Timmermans e Weber e poi, quali sarebbero state le alternative?

Teniamo a mente la frase «Saltare impreparati è ospedale o cimitero».

17 luglio

Non volendo ammettere che non votare l’elezione della Von Der Leyen sia stato il più clamoroso errore politico del secolo, eccolo inventarsi una “strategia”

Elezione della Von Der Leyen - Borghi: tutta strategia

Chi osa far rilevare la contraddizione con il tweet di Salvini del 2 Luglio, non sa leggere. Era tutto chiaro fin dall’inizio. Salvini lo aveva detto il 12 luglio.

Certo, il 12 Luglio non è che sia proprio “l’inizio”. L’inizio era stato dieci giorni prima e Salvini aveva scritto “l’Italia torna protagonista” con tanto hashtag #VonDerLeyen, in realtà voleva dire “non la voteremo”.

E poi nell’articolo che Borghi ha indicato Salvini non esclude il voto farovevole. Lo subordina al programma.

Programma che, peraltro, ai leghisti era piaciuto. Qui

Ma evidentemente il mondo intero ha male interpretato quel tweet di Salvini.

Mai proprio mai hanno pensato di votare la Von Der Leyen. Chi ha detto che la avrebbero votata lo ha fatto per una tattica di corollario: innervosire i socialisti.

Ovviamente tutto confermato dalla Donato. Mai, proprio mai hanno avuto intenzione di votare il sostegno. Era “dissimulazione”.

Ma a cosa era finalizzata questa “strategia”? E il Movimento 5 Stelle e, sopratutto, il Presidente Conte ne erano informati?

La strategia svelata

Ecco la conversazione chiarificatrice

Elezione della Von Der Leyen: spiegata la strategia

Ci sarebbero delle chat da dieci giorni al 17 luglio che svelano che la strategia era una sin dall’inizio.

Alcune domande:

  • Ma la “strategia” era pianificata dall’inizio o da quando sono iniziate le conversazioni chat?
  • Se lo era dall’inizio, perché non lo si è detto a Conte prima che chiudesse l’accordo?
  • Non si sono resi conto che ne avrebbero delegittimato la figura a livello internazionale?
  • O forse il fine era proprio questo?

Sia che abbiano cambiato idea dopo il 2 luglio sia che abbiano avuto questa “strategia” fin dall’inizio, resta il fatto che la parola della Lega vale quanto uno sputo.

Ma vediamo questa “strategia”.

La leggiamo nell’ultimo tweet in basso a sinistra nella conversazione riportata sopra:

«provare il colpo a sorpresa. C’era una probabilità su 100, ma se fosse andata la legislatura sarebbe nata morta».

Ma vedi tu. Chissà che l’abbia letto su “Topolino”.

Se l’elezione della Von Der Leyen fosse andata male, semplicemente si sarebbe riunito di nuovo il Consiglio Europeo per fare un’altra proposta.

Conte, completamente delegittimato, avrebbe fatto pure meglio a neanche andare.

Anzi, probabilmente avrebbe dovuto dimettersi da Presidente del Consiglio.

Niente minoranza di blocco, Macron e Merkel avrebbero riproposto il primo “pacchetto” (quello “non negoziabile”) che sarebbe stato votato dalla maggioranza precostituita.

Che, invece, così è saltata.

C’era una possibilità su 100? No. C’era il 100% di probabilità che si andasse a sbattere. Condannandoci all’irrilevanza, per giunta. Dov’è finita quella “perla di saggezza”: «Saltare impreparati è ospedale o cimitero»?

E infatti, mentre in Italia siamo bloccati dalle paturnie di Salvini e dalle strategie di Borghi, Visegrád festeggia e rivendica.

Ma almeno Conte e il Movimento 5 Stelle lo sapevano?

Resta da chiarire una ultima questione: Il Presidente del Consiglio Conte ne era stato informato? E il Movimento 5 Stelle?

Perché se anche a loro era stata tenuta nascosta la “strategia” che avrebbero attuato all’elezione della Von Der Leyen, allora si tratterebbe di tradimento bello e buono.

Di pugnalata alle spalle.

Quindi Giuseppe Conte, colui che avrebbe perso ogni legittimazione non ne sapeva nulla.

Ma non è neanche chiaro se il Movimento 5 Stelle lo sapesse.

Anzi, dalla risposta, parrebbe che Borghi si aspettasse che dovesse essere Castaldo a chiedere a Zanni “che, hai una strategia che io ho dimenticato il portafogli a casa?”

Non mi stupisce che Borghi senta il bisogno di inventare improbabili “strategie” europee per coprire il gioco sporco: indurre il Presidente Conte alle dimissioni.

Mi stupisce che a credergli siano in molti.

Resta il fatto che la parola della Lega vale quanto uno sputo!