Professionisti antimafia in Sicilia. Il ruolo di Confindustria

Professionisti antimafia. Citazione di Don Ciotti

In Sicilia i Professionisti antimafia costituiscono una nuova categoria politico-imprenditoriale? Lo Bello manda in default la Camera di Commercio di Siracusa, va a cena con Ciancio Sanfilippo e ha in tasca la ricetta per l’economia: la (s)vendita degli aeroporti siciliani.

Benvenuti in Sicilia!

Che i vertici di Confindustria fossero “professionisti antimafia” è una questione già sollevata dall’Assessore regionale Marino:

Dove sta la vera antimafia? Chiede il giornalista di LiveSicilia:

Certamente non tra gli industriali siciliani. Lì la lotta per la legalità è solo una millanteria. E purtroppo, ormai, è una finzione anche nell’operato di Crocetta? risponde Marino.

E ancora: “Negli ultimi tempi vedo un proliferare di pallottole e teste di agnello. Che casualmente saltano fuori in momenti di difficoltà. Ma se ho capito qualcosa di Cosa Nostra, di fronte a questi fatti possiamo anche dormire tranquilli”1.

La posizione di Marino non è importante in quanto ex Assessore regionale, ma … Nicolò Marino è un magistrato antimafia.

Dell’occupazione “manu militari” dei gangli economici e di potere in Sicilia da parte dei “gemelli diversi”2 Ivan Lo Bello e Antonello Montante se ne è occupato anche il “Fatto Quotidiano“. E non sempre con risultati eccellenti. La Camera di Commercio di Siracusa, ad esempio, gestita dall’alfiere antimafia Ivan Lo Bello è prossima al default. Da qui la fretta di accorparsi: nascondere il marcio sotto il tappeto.

E mentre mandano in default (mission impossible) una Camera di Commercio, hanno le “ricette giuste” per far ripartire l’economia e per (s)vendere gli aeroporti siciliani.

L’autorevole voce di Confindustria Sicilia si alza ogni qual volta si parla di investimenti milionari. A Siracusa è nota la vicenda di contrada Pillirina (Pellegrina). Un’oasi di natura incontaminata in cui – al grido “ci saranno 300 posti di lavoro” – la Prestigiacomo, il marito Angelo Bellucci (che ha rogato tutti gli atti di acquisto terreni) e il “tavolo del lavoro” di Ivan Lo Bello e Giuseppe Gianninoto3 ne tessono le lodi. Un progetto che, per trovarne di simili, si deve risalire alla devastazione della rada di Augusta degli anni 50.

Del mega progetto turistico-cementificatorio ne parlò perfino l’Espresso in “Che bel resort, Stefania“. I verdi di Siracusa alzarono la voce, puntando il dito contro i “professionisti antimafia”, Lo Bello e Gianninoto. Sottolinearono pure la stranezza secondo cui, a fronte di un costo effettivo stimato in circa 50 milioni di euro, era previsto un investimento di 300 milioni di Euro.

Giuseppe Patti disse:

E poiché annuncia un investimento di 300 milioni non si capisce dove andrebbero a finire gli altri 250 milioni in sovrappiù.

E ancora:

Sempre  l’architetto Patti, rileva che la Elemata srl ha un capitale sociale di 10 mila  euro e che non si capisce  come fa ad avere affidamenti di capitali tanto enormi.

Per intenderci, il progetto era questo:

Il punto interrogativo al centro della rada della Pillirina indica una isoletta artificiale per ospitare la piscina.

Una colata di cemento in area protetta!!

Tavole rotonde, incontri con Comune, con la commissione regionale, sedute di consiglio comunale fiume, la mediazione di Confindustria con Ivan Lo Bello. Niente è valso a trovare una soluzione che faccia congiungere di scuole di pensiero probabilmente poco predisposte a dialogare per partito preso.

“Partito preso”… alcune testate giornalistiche andrebbero radiate.

Tutto questo vale per il passato e per il presente. Ma il “siluro” che ha colpito Montante e il sistema di potere del senatore Lumia riguarda anche il futuro. E’ noto a tutti che, guarda caso in questi giorni, si è aperta la ‘caccia’ alle tre società che gestiscono gli aeroporti siciliani. Sono la Sac, che gestisce gli aeroporti di Catania Fontanarossa e Comiso; la Gesap, che gestisce l’aeroporto “Falcone-Borsellino” di Palermo; e l’Airgest, che gestisce l’aeroporto “Vincenzo Florio” di Trapani. Per motivi “misteriosi” queste tre società – fino ad oggi controllate da soggetti pubblici – dovrebbero essere privatizzate. Si tratta di società che, se gestite con oculatezza, potrebbero dare utili e ricchezza alla collettività. Ma siccome siamo in Italia questa ricchezza se la debbono incamerare i privati. A questo sembra che punti il governo Renzi che, non a caso, su questi e su altri argomenti è perfettamente in linea con Berlusconi, alla faccia della sinistra che lo stesso Pd di Renzi dice di rappresentare! L’affare più grosso è rappresentato dall’aeroporto di Catania, il più importante della Sicilia, destinato a diventare un hub. Non a caso su questo aeroporto si è già gettato come un falco Ivan Lo Bello, altro esponente di Confindustria Sicilia vicino a Montante. Chi prenderà il controllo della Sac – società per azioni oggi controllata dalle Camere di Commercio di Catania, Siracusa e Ragusa, dall’Istituto regionale per le attività produttive e dalle Province di Catania e Siracusa – assumerà pure la gestione dell’aeroporto di Comiso, snodo aeroportuale importante per il flusso turistico verso il Barocco di Noto, Siracusa e Ragusa e per il trasporto cargo di tutta l’ortofrutta prodotta nelle serre che, dal Ragusano, arrivano fino a Gela e Licata. Un po’ meno importanti – ma non per questo da tralasciare – gli aeroporti di Palermo e Trapani. Nella Gesap – società che, come ricordato, gestisce l’aeroporto “Falcone-Borsellino” – troviamo la Provincia di Palermo come socio di maggioranza, poi il Comune e la Camera di Commercio, sempre di Palermo. Mentre l’Airgest fa capo per il 49 per cento alla Provincia di Trapani, per il 2 per cento alla Camera di Commercio, sempre di Trapani, e per il restante 49 per cento a un gruppo di privati. Non sfugge agli osservatori che Montante, oltre che presiedere la Camera di Commercio di Caltanissetta, è presidente dell’Unioncamere, cioè dell’Unione delle Camere di Commercio della Sicilia. E le Camere di Commercio, in tutt’e tre le eventuali privatizzazioni delle società aeroportuali, giocheranno un ruolo centrale. Lo stesso discorso vale per le Province siciliane, tutte commissariate e gestite dalla stessa Regione, cioè dall’accoppiata Lumia-Crocetta… Insomma, i conti tornano. O meglio, cominciano a non tornare per Lumia, per Montante e per Crocetta. Tre personaggi che hanno fatto fortuna utilizzando l’antimafia come trampolino di lancio per la politica (e per gli affari). Ma adesso tutto questo mondo sembra in difficoltà. Una caduta che non sembra risparmiare nemmeno il numero due di Confindustria Sicilia, Giuseppe Catanzaro, titolare della più grande discarica della Sicilia in quel di Siculiana, in provincia di Agrigento. Sotto scacco – non a caso sempre da parte della magistratura – è finita tutta la gestione dei rifiuti in Sicilia imperniata ancora sulle discariche. Una follia tutta siciliana che inquina l’ambiente. Va ricordato che quasi tutte le discariche siciliane non sono a norma di legge. Nelle discariche non possono essere sotterrati i residui organici, cioè il cosiddetto “umido” che andrebbe lavorato a parte. Invece in quasi tutte le discariche siciliane i camion pieni di immondizia entrano, scaricano e vanno via. Ma questo non si può fare, la legge non lo consente. E invece si fa. Ma adesso la festa sembra finita. Non va meglio per la gestione dell’acqua. Tutti in Sicilia sanno che, in due anni e oltre di legislatura, il Parlamento siciliano, di fatto, ha bloccato il disegno di legge d’iniziativa popolare per il ritorno alla gestione dell’acqua pubblica. La mafia, in Sicilia, è sempre stata contro l’acqua pubblica. Era così ai tempi di Don Calogero Vizzini e Giuseppe Genco Russo. Ed è così anche oggi che la mafia opera da Bruxelles, imponendo i proventi delle attività criminali nel calcolo del Pil dei Paesi dell’Unione europea. La mafia non vuole il ritorno all’acqua pubblica. E la politica siciliana si sta adeguando alle richieste della mafia che, come insegna “Il Padrino”, in genere, non si possono rifiutare. Questo spiega perché, proprio mentre scriviamo, mezza Regione siciliana è mobilitata a bloccare i tentativi di alcuni Sindaci dell’Agrigentino di gestire l’acqua nell’interesse dei cittadini. Un esempio “intollerabile”… Insomma, tutto il mondo che gira attorno a Lumia, Montante, Catanzaro, Lo Bello e Crocetta – che è un mondo di politica legata agli affari, dall’agenzia dei beni confiscati alla mafia alla gestione della burocrazia, dalle società aeroportuali ai rifiuti, fino all’acqua – in un modo o nell’altro non sembra più in sintonia con una certa idea di antimafia. La Giustizia da una parte e i grandi interessi che si scontrano, dall’altra parte, stanno disegnando in Sicilia nuovi scenari.4

E sempre a proposito dei “professionisti antimafia” c’è l’interrogazione di Michele Giarrusso del Movimento 5 Stelle. Pare che proprio pochi giorni fa l’avvocato Ivanhoe Lo Bello – scorta inclusa – sia andato a cena con Mario Ciancio Sanfilippo. Il padre padrone dell’informazione siciliana indagato per mafia.

O meglio, le indagini si sono chiuse. Il 19 gennaio gli è stato notificato il decreto di conclusione delle indagini che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio.

La domanda di Giarrusso al Governo mi pare pertinente:

se intenda adottare provvedimenti per impedire che personale e mezzi delle forze di polizia scortino una persona considerata in pericolo per la propria incolumità fisica e per quella della sua famiglia, per recarsi ad una cena con un soggetto indagato per concorso esterno in associazione mafiosa;

Che Lo Bello abbia tentato di redimere Ciancio Sanfilippo?


1 fonte . 2 In “Montante indagato per mafia. E Ivan Lo Bello resta solo?” il motivo per cui li definisco “gemelli diversi” . 3 Struttura NON istituzionale coordinata dalla Camera di Commercio di Siracusa di cui Lo Bello è presidente e Giuseppe Gianninoto Vice Presidente. Una invenzione di Lo Bello, in pratica 4 fonte .