Radio Radicale la convenzione statale e il liberismo a convenienza

Salvare Radio Radicale? Ma da chi e da che cosa? Si cessa una convenzione mai sottoposta a gara e mai verificata neppure nella congruità del costo per lo Stato, cioè per noi cittadini.

Radio Radicale, la convenzione statale e il liberismo a convenienza

Reazioni inspiegabili sulla cessazione della convenzione fra lo Stato e Radio Radicale. Domande (mie) e risposte (di David Carretta)

All’interno del Decreto Crescita erano stati presentati emendamenti da parte di tutti i Gruppi Parlamentari, inclusa la Lega ed escluso solo il Movimento 5 Stelle.

Alla modica cifra di 3,5 milioni di fondi pubblici si chiedeva di prorogare la convenzione fra lo Stato e Radio Radicale per sei mesi.

In Commissioni Bilancio e Finanze occorre l’unanimità dei Gruppi, ma il Movimento 5 Stelle ha votato “No”, contro tutti gli altri. Inclusa la Lega, che ha pure presentato ricorso (respinto).

Quindi gli emendamenti sono stati dichiarati inammissibili ed essendo già scaduta la convenzione, non la si può rinnovare.

Le reazioni: Salviamo la libertà, salviamo Radio Radicale

La vicenda di Radio Radicale ha suscitato reazioni da parte di tutti i partiti.

Ed ecco l’hastag #SalviamoRadioRadicale. Ecco che Roberto Giachetti ha rispolverato lo sciopero della fame e della sete.

Giachetti non ha fatto una piega quando ha votato per l’abolizione dell’art. 18, precarizzando una intera generazione.

Non ha sollevato un sopracciglio quando si sono creati disoccupati ed esodati. Quando le imprese e le fabbriche chiudevano delocalizzavano. Ma adesso è diverso.

Adesso in ballo c’è un organo di partito.

Già, perché si tratta di questo e adesso ci arriviamo.

I Radicali: Liberisti, liberali e libertari con le tasche altrui

I Radicali si sono sempre vantati di essere liberisti, libertari, liberali, liberatutti, liberacompagni e tutte le parole che iniziano con “liber”.

Sono gli accaniti sostenitori delle privatizzazioni, anzi peggio.

Già, perché era solo il febbraio 2018 quando Emma Bonino dichiarava che occorreva bloccare la spesa primaria per 4 anni.

Cosa è la spesa primaria? Lo spiega “Il Sole 24 Ore“:

È la spesa pubblica al netto degli interessi e si calcola in percentuale sul Prodotto interno lordo. Rappresenta i costi sostenuti dallo Stato nell’assicurare i bisogni primari dei cittadini: istruzione, sanità, welfare, assistenza.

Ricapitolando, lo Stato dovrebbe bloccare la spesa per i bisogni primari dei cittadini, ma i finanziamenti alla sua Radio di partito non si toccano.

Tra l’altro, senza dimenticare che lo stesso servizio è svolto da RAI Parlamento.

Con i soldi del canone.

La mia domanda

Tralasciando questi “dettagli”, da giorni avevo un dubbio. Una domanda che ho posto a tantissimi sostenitori di Radio Radicale:

Perché, sinceramente non capisco.

Perché con la cessazione della convenzione per un “servizio pubblico” part time condannerebbe Radio Radicale alla chiusura?

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Diverse volte ho posto la stessa domanda a tante persone, finché, finalmente, oggi mi ha risposto David Carretta (Radio Radicale, Il Foglio e Agenzia Italia).

Ma la risposta apre altri dubbi senza chiuderne alcuno.

Riassumendo i dubbi che restano:

  • Le Camere terminano i lavori il giovedì pomeriggio per riprenderli il lunedì. Dal giovedì pomeriggio al lunedì inoltrato Carretta conta 21 ore?
  • E mettiamo in conto le “ferie lunghe” in estate, periodo natalizio eccetera?
  • Dal lunedi al giovedi solo “in alcuni casi” (sporadici, aggiungo io) si superano le 10 ore

Significa che la mia stima di una media giornaliera pari a tre ore è pure generosa!

Rimane confermato che la convenzione con lo Stato paga interamente i palinsesti.

Non solo i palinsesti, oserei aggiungere.

La Radio con 12.800.000 euro annui dovrebbe potersi permettere giornalisti da Pulitzer e ascolti da favola.

Inoltre, stando a quanto dice Carretta, questo “onere” impedisce la pubblicità.

Beh, ma allora dove sta il problema?

Da qualche decennio lo Stato ha “imposto” senza gara e pagando profumatamente questo “sacrificio” a Radio Radicale che lo ha espletato per puro spirito di civico.

Senza questo gravame la raccolta pubblicitaria non avrà alcuna restrizione.

Dovrebbero gioire e si lamentano?